lunedì 3 maggio 2010

Cose svanite

Ciò che persiste, che rimane.
Cose svanite, facce e poi il futuro.
Questa citazione mi mette in imbarazzo, mi fa arrossire nel momento in cui mi serve per dire al mondo qualcosa e questo qualcosa lo dico, forse, citando De Andrè.
Arrossisco per il pudore, per il rispetto, per la cura, tanto della persona quanto delle parole.
De Andrè mi appartiene, questo lo sento. Non mi appartiene dirlo. Quindi lo farò una volta soltanto. Questa.
Della canzone che ho citato vorrò per sempre ricordarmi queste parole:
mi sono spiato illudermi e fallire,
abortire i figli come i sogni,
mi sono guardato piangere in uno specchio di neve
mi sono visto che ridevo
mi sono visto di spalle che partivo
Sono affezionata al momento in cui ho capito queste frasi. In macchina, una sera di primavera che è diventata presto notte e chissà perchè mi sono ritrovata a guardare un cielo nero e stellato lungo una strada di montagna. Quella canzone è indissolubilmente quel momento.
Cose svanite ha una porzione di dissolvenza che m'attira. Le cose, poi, come le facce, hanno un'indeterminatezza che viene contraddetta dalla loro stessa fisicità.
Vedi, tocchi, baci, ma non capisci, non sai, non puoi.
Cose svanite sono anche, forse, tutte quelle cose che si dimenticano, che si lasciano lì in un angolo. Ci si dimentica di loro e loro si dissolvono. Evaporano.
Cose svanite sono quelle cose che io non voglio svaniscano. A ciascuno il suo accanimento.

Una volta una persona mi disse, vivi artisticamente l'esistenza.
Ci vuole coraggio, pensai.
Ci vogliono delle cose che io non ho, pensai.

Il punto di fuga sta nello sguardo.
Come guardi il mondo. Cosa vedi. Su cosa ti soffermi. Quante cose svanite vedi.

1 commento:

  1. nn riesco a commentare con cose intelligenti
    solo mi piace cio' che scrivi.

    "Cose svanite sono quelle cose che io non voglio svaniscano. A ciascuno il suo accanimento"


    fh

    RispondiElimina

Lasciate un messaggio qui