mercoledì 11 luglio 2012

Di ritorno.

Solo il rumore della pendola. I secondi battuti con angosciante costanza.
Apro la porta perché il traffico entri tra queste mura. Poi una macchina svolta a sinistra e non passa più davanti a casa e allora è di nuovo silenzio.
Appoggio i piedi uno davanti all'altro andando a tempo con i secondi. Mi ritrovo a fare il giro del tavolo quasi correndo. Saltello. Come andavo sull'altalena. Manca un Dio a cui dedicare questa danza.
Prendo in mano il violino di mio nonno appoggio il mento pizzico le due corde rimaste e invento un ritmo tin ton tin ton ton ton tin.
C'è una stanza a duecentoventi euro vicino a Porta Nuova, una a duecentosessanta in Corso Giulio credo nel palazzo ristrutturato. Mica ho chiamato.
Mi son messa lo smalto rosso sulle unghie, invece di tagliarle.
Ho acceso e spento la radio, dopo aver ascoltato dieci minuti di trasmissione sugli antiossidanti.
Frutti di bosco e cavoli. Il sistema immunitario femminile è più attento e sensibile di quello maschile. Noi i sentimenti li facciamo uscire dai pori della pelle e dai tessuti organici.
Noi il sentimento lo trasformiamo in umore liquido.
Indosso lo scialle blu di lana ma dalla porta aperta non entra freddo.
Sembra abbia smesso di piovere.
Arriva il fischio del treno, sui binari Chivasso Ivrea Aosta.
Venderei l'argenteria, venderei la pendola, venderei la vita borghese di mio padre.
Ancora qualche secondo e poi berrò del Martini.

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