venerdì 11 febbraio 2011

Cameriera ai piani. Un inizio?

Il dito scorreva sulla stoffa, guidato dalla mano per poter spiegare il lenzuolo. Sempre lo stesso movimento, sempre lo stesso suono.
Prendere il lenzuolo piegato, cercarne il lato con il bordo ricamato di filo giallo, cominciare ad aprirlo come per cercarne il centro, stendere le braccia portandosi dietro il lenzuolo trattenuto dal pollice, perno di dislocamento e punto estremo delle braccia crocifisse.
La stoffa scorreva sul polpastrello e sul lato dell'unghia e il pollice della mano destra diventava uno strumento musicale.
Cosa le ricordava quel suono?
Nella metodicità del movimento cominciò ad ascoltarlo e di volta in volta le sembrava più familiare.
Poi, chiaro, d'improvviso, il ricordo di sua nonna, sarta. Che in piedi davanti al tavolo della cucina stendeva metri quadrati di stoffa, che se la faceva scorrere tra le dita, che produceva quel fischio sordo, sfregamento di fibre e orditi e trame. Con gli occhiali bassi sul naso, con la fronte alta, guardava dall'alto la forma che avrebbe dovuto prendere quel pezzo di cotone e cominciava a disegnarvi sopra con un rettangolo di gesso grigio, riproducendo spalle e braccia del modello che poi avrebbe cucito.

1 commento:

  1. bello e toccante..... è un pezzo del romanzo?
    brava, meriti una sciata con pà

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