venerdì 8 ottobre 2010

Citazione.

Da "Tentativo di descrizione d'un banchetto in maschera a Parigi-Francia." di J. Prevert, 1946.

[...]
Il sole splende per tutti, non splende nelle
prigioni, non splende in alcuna maniera
per quelli che lavorano in miniera,
quelli che tolgono ai pesci le squame
quelli che mangiano carne infame
quelli che fabbricano forcine per i capelli
quelli che soffiano le bottiglie vuote
che altri berranno piene
quelli che tagliano il pane con il loro coltello
quelli che passano le vacanze nelle officine
quelli che non sanno cosa bisogna dire
quelli che mungono le vacche ma non
bevono il latte
quelli che dal dentista non c'è anestesia
che tenga
quelli che sputano fuori i loro polmoni nel metrò
quelli che fabbricano negli scantinati
le stilografiche con le quali altri
scriveranno alla luce
del sole che tutto va per il meglio
quelli che hanno troppo da dire per poterlo dire
quelli che hanno un lavoro
quelli che non ce l'hanno
quelli che lo cercano
quelli che non lo cercano
quelli che danno da bere ai cavalli
quelli che guardano morire il loro cane
quelli che hanno il pane quotidiano
più o meno ogni settimana
quelli che d'inverno si scaldano nelle chiese
quelli che il cerimoniere manda
a scaldarsi fuori
quelli che marciscono nel vizio
quelli che vorrebbero mangiare per vivere
quelli che viaggiano sotto le ruote
quelli che guardano scorrere la Senna
quelli che vengono assunti, licenziati,
aumentati, diminuiti, manipolati,
frugati, accoppati
quelli di cui si prendono le impronte digitali
quelli che si fanno uscire a caso dalla fila
e che sono fucilati
quelli che son fatti sfilare davanti all'Arco
quelli che non sanno comportarsi
nel mondo intero
quelli che mai han visto il mare
quelli che sanno di lino perché lavorano il lino
quelli che non hanno l'acqua corrente
quelli che son votati alla divisa
quelli che gettano il sale sulla neve
per un salario assolutamente irrisorio
quelli che invecchiano più in fretta degli altri
quelli che non si sono chinati per raccogliere
lo spillo
quelli che muoiono di noia la domenica
pomeriggio perché vedono venire il lunedì
e il martedì, e il mercoledì, e il giovedì
e il venerdì e il sabato
e la domenica pomeriggio sempre così.

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