venerdì 10 settembre 2010

Da "Paroxetina", NON PUò SUCCEDERE PIù NIENTE.

Ho il cuore impazzito, pompa sangue su sangue come avesse paura possa restarne senza. Faccio scorta di globuli bianchi e rossi e piastrine e sento tutto questo mondo ematico salirmi nel naso e poi arrivarmi in gola e mi sembra di sentire il sapore ferruginoso del sangue, ma non del mio sangue, ma di quello di Luigi, che adesso ha il naso tutto rosso. Per un attimo penso che non ho mai visto dare questo genere di pugni.
Da non so dove arriva qualcuno, che riconosco poi essere il barista. Urla anche lui, dice, Basta che chiamo i carabinieri, oh, capito?
Si avvicina al tizio che mena Luigi, cerca di spostarlo da lì, a momenti si prende anche lui un pugno. Cazzo, basta, bastaa! Urla così forte che il tizio si ferma e lo guarda.
C'è un attimo di sospensione. C'è un sosppiro, quasi un anelito, che tutti sentiamo. Mi guardo intorno. C'è un capannello di gente.
Tutti zitti, fermi, immobili. E' solo un attimo.
Poi Luigi risblocca il tempo.
Lo vedo chiaramente, come cristallizzato nella successione delle proprie azioni. Frame dopo frame lo guardo, col sangue che gli cola lungo il collo, con quel suo sguardo uguale a sei anni fa, nonostante le botte e la posizione. E' sempre e solo lui. Dagli occhi gli esce quella stessa espressione di strafottenza, , che mi ferisce e affascina nello stesso tempo. E' con la schiena a terra. Si sbilancia lievemente sul lato sinistro del corpo, aderendo con la gamba e il fianco all'asfalto e puntando il piede in terra come per trarne forza. Infila il braccio destro sotto la schiena sollevata. Da questa torsione estrae una pistola, che impugna stretta nella mano. Ne vedo la muscolatura tesa e nervosa, , da quanto stringe le dita gli diventano bianche. Il freddo non può più fare niente, non può più colorargli la pelle di rosso vermiglio, non può raffreddarlo d'improvviso e bloccarlo.
Non può succedere più niente.
Luigi punta la pistola e preme il grilletto.

1 commento:

  1. Niente male! Bello che il "narratore" che fa parte della scena piano piano se ne discosti fino a portare l'azione del personaggio principale della scena, Luigi, a sovrastare le proprie emozioni, che descrivono tutto.

    P.S.
    Sono Paolo, quello che hai incontrato oggi pomeriggio a Portici di carta.

    ;-)

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