martedì 6 luglio 2010

Ricordi, #3.

Ricordo un temporale viola che mi colse sul vaporetto numero uno.
Ricordo quando andavo da sola a comprare le sigarette per mia madre dal tabaccaio della stazione dei treni.
Ricordo di aver conosciuto un ragazzo che si chiamava Gesù, sul treno diretto per Budapest.
Ricordo di aver urlato il nome di Teresa dalla strada verso una finestra che rimase sempre chiusa.
Ricordo di aver fatto l'amore in una camera d'albergo senza aver pagato la stanza.
Ricordo una volta che andai a pescare le trote in un lago artificiale.
Ricordo quando a sei anni dicevo, occhiomalocchioprezzemoloefinocchio.
Ricordo quella volta in Vespa, che cantai a squarciagola E va bene ti voglio di Mina.
Ricordo un fritto di mare che mi rimase sullo stomaco.
Ricordo quando vomitai i pochi chicchi di uva bianca appena ingeriti, camminando lungo una strada, costeggiando una siepe.
Ricordo quando scappò da Mazzé un cavallo e mio padre e altra gente lo inseguirono per la campagna in macchina.
Ricordo quando facevo gli incubi con le vipere, enormi e cattive.
Ricordo il tamarindo che mi dava mia nonna, illudendomi fosse il caffè dei piccoli.
Ricordo una delle prime sigarette fumate in solitaria, appena prima di entrare in palestra e allenarmi.
Ricordo di aver preparato un panino con la carne in scatola per Dario. E tanto altro.
Ricordo la cappella con il nome di mio nonno paterno.
Ricordo la gita al Col della Vacca e la Nord della Guille Rousse.
Ricordo una palla di plastica dura, con dentro un cavallino a dondolo e di tutto questo ricordo il suono che faceva la palla se la si faceva rotolare.
Ricordo il bagno in mare, di notte, che feci a Danostia.
Ricordo l'ultimo bagno in mare di notte che ho fatto, con la luna limpida nel cielo sopra di me.
Ricordo il lavoro di Garutti, mille lampadine che si accendono quando cade un fulmine da qualche parte.
Ricordo mia madre che mi dice che io non parlo. Eravamo sedute in macchina, nel parcheggio del supermercato.
Ricordo delle strane brioches, che si potevano fare in casa cuocendole nel forno. Era una sfoglia arrotolata intorno ad un tubo simile a quello dei rotoli della carta igienica.
Ricordo un vernissage a Modena e la bevuta che mi feci subito dopo.
Ricordo lo zucchero filato rosa.
Ricordo le pile di videocassette che c'erano in salotto affianco alla tv.
Ricordo una castagna raccolta chissà dove e che ancora conservo in una scatola chissà perché.
Ricordo quella volta che scappai da mio padre e andai a piangere nei bagni della stazione.
Ricordo un maglione bianco, con tre bottoni sulla spalla sinistra.
Ricordo me che piango attraversando a piedi una città.

2 commenti:

  1. ciao Marta. Cercavo notizie ulteriori sui tuoi racconti che ho sentito recitare l'altra sera sotto il portico e mi sono poi imbattuto in questi tuoi RICORDI e li trovo fortissimi! Ho letto anni fa un libro di uno strambo francese Georges Perec, Mi ricordo, ed. Bollati Boringhieri, se non lo conosci posso prestartelo. mi chiamo Fabrizio, mi sono presentato alla fine del reading. Sono magro e fascinoso (scherzo), giro con la macchina fotografica perchè mi aiuta a riordinare le idee se poi voglio scrivere. Ti saluto e alla prossima
    Fabri-
    azzurroft@alice.it

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  2. "Ricordo quando scappò da Mazzé un cavallo e mio padre e altra gente lo inseguirono per la campagna in macchina."

    Sto cercando di immaginarmi la scena, Marta.
    Anzi... mi sembra quasi di averla vissuta: scherzo della fantasia?
    Potrebbe essere materia per un futuro racconto?
    Se mai lo sarà... ti do una dritta: quel cavallo... sì... quello scappato e inseguito per i campi da tuo padre (e non solo)... potresti chiamarlo Ester Light.

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