domenica 16 maggio 2010

Alla fiera

Lingotto di Torino. Fiera del libro. Senso del dovere, quello di scriverci qualcosa al riguardo? Scrivi, beh, vai alla fiera. Logico, matematico.
Ma la scrittura è matematica?
Non so se aggiungere alla massa di cose/articoli/recensioni che verranno scritti anche la mia piccola e personale opinione. Non credo importi a nessuno, non so neanche cosa riportare qui, su questo blog.
Ho visto tanti visi. Questo sì. Uno anche molto bello e interessante.
Ho comprato due libri e se solo l'entrata alla fiera non fosse costata otto euro probabilmente ne avrei comprato un terzo.
La piccola editoria, introvabile. Ma lo si sapeva. Mi ha stupito invece trovare due e più stand delle case editrici che pubblicano solo sotto pagamento. Mi è sembrata una barzelletta, sinceramente. Eppure.
Sono stata al Lingotto per qualche ora e uscita di lì mi sono resa conto di avere le energie dimezzate. Confusione. Andirivieni. Turismo culturale e valori percepiti, lontani dai valori reali. Come, forse, succede in tutte le grandi manifestazioni artistiche e culturali. Biennali d'arte, fiere d'arte, fiere dell'editoria. Mi sono rispromessa di andare in pellegrinaggio alla Fiera della piccola e media editoria a Roma, quando sarà il momento. Per vedere com'è.
Quando andai alla Fiera del Libro di Torino per la prima volta facevo terza liceo, credo. Mi era sembrata enorme. Stracolma. Una mia amica rubò tre libri. Io pensai che al mondo c'erano troppi libri.
Altra barzelletta: alla miriade di libri già esistenti, adesso, ho aggiunto il mio.

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